
19 Apr L’adolescenza tra appartenenza e individuazione
Secondo la teoria di J. Haley (1973) la famiglia evolve nel tempo secondo un ciclo vitale con delle tappe specifiche durante le quali i membri familiari cambiano ruoli e compiti in funzione delle esigenze e delle sollecitazioni interne ed esterne al sistema.
Quanto più la famiglia riesce a rispondere in maniera dinamica e flessibile a queste richieste di cambiamento quanto più riesce a portare avanti il suo percorso di crescita.
L’adolescenza è una di queste fasi evolutive, sicuramente molto complessa per le sue componenti non solo familiari, ma anche fisiche, biologiche, sociali e relazionali.
E’ un passaggio evolutivo turbolento che inizia nella pre-adolescenza, un po’ una terra di mezzo dove la persona comincia quel lungo lavoro di confronto con la realtà del mondo esterno e di strutturazione della propria identità. Per questo vengono messi in discussione gli schemi familiari, c’è una forte spinta alla sperimentazione e alla formulazione di propri pensieri o proprie scelte che vengono a scontrarsi con quelle di appartenenza. Fondamentale diventa il gruppo di pari perché rappresenta un contenitore di nuova appartenenza dove è possibile sperimentarsi sentendosi protetti, capiti e riconosciuti.
Spesso in studio arrivano famiglie molto sconvolte da questo periodo evolutivo perché crea scontri, sfide, stranezze e confusione. I genitori fanno fatica a riconoscere i propri figli e accettarli in questo momento di rivoluzione e i figli non riescono a far diversamente perché protagonisti di emozioni intense e contraddittorie tra di loro. In quest’ultimo aspetto entra in gioco molto il corpo per il suo cambiamento ormonale e rimodellamento cerebrale delle aree frontali e pre-frontali.
Il corpo diventa luogo di “vissuti sconosciuti” e fuori dal controllo: se un tempo rappresentava un rifugio sicuro ora sembra qualcosa di estraneo, imprevedibile, che può anche tradire manifestando emozioni intense.
In realtà questo è un processo del tutto nella normalità fisiologica, un movimento di crescita che oscilla tra bisogno di accudimendo e di individuazione, bisogno di appartenenza e di differenziazione.
Un periodo che si caratterizza per l’instabilità propria di ogni trasformazione e per il coesistere di tendenze opposte come il desiderio di crescere contrapposto alla stessa paura di farlo, il bisogno di autonomia contrapposto a quello di dipendenza.
Una buona risposta genitoriale cerca di accogliere questa contradditorietà senza giudicarla negativamente mantenendo allo stesso tempo fermi i riferimenti delle regole e dei valori familiari.
Bisogna diventare abili negoziatori di vicinanza e lontananza, tra la ricerca di dialogo e il rispetto dello spazio privato del figlio per arrivare ad una buona sintonizzazione emotiva di entrambi i piani generazionali.
Le difficoltà nascono quando alle sollecitazioni adolescenziali i genitori rispondono aumentando il controllo, l’intrusività e quindi un venir meno dei funzionali confini generazionali, una chiusura e irrigidimento del sistema stesso a discapito di un confronto e di un riconoscimento. Oppure quando le figure di riferimento risultano assenti o poco attente alle richieste del figlio, un lasciar andare gli argini di un fiume in piena che invece necessita di fermezza e riferimenti solidi.
La famiglia sarebbe buono riuscisse ad assicurare ai suoi membri crescita e cambiamento da un lato, e continuità e stabilità dall’altro. Capace dunque di creare un equilibrio tra l’esplorazione del mondo esterno da parte del figlio adolescente e il senso di continuità del nucleo familiare.