
03 Nov Tutto ciò che io e mio marito abbiamo in comune sono i nostri figli
È successo due mesi dopo la nascita del secondo figlio. Io e mio marito eravamo al chiosco all’angolo a dividerci un aperitivo, come avevamo sempre fatto. Ma non era più come i vecchi tempi.
Era la nostra prima uscita dopo la nascita del bambino e ritrovarci da soli sembrava “nuovo” e imbarazzante. Ce ne stavamo in silenzio, seduti uno di fronte all’altro mentre affondavamo patatine nella salsa al formaggio, osservando la gente che passava dalla vetrina del ristorante.
Sono stanca, non ho nulla da dire. Non ho storie da raccontare. Abbiamo passato gran parte della serata in silenzio, mentre lui lanciava occhiate alla partita di baseball ed io guardavo la gente.
Ogni tanto, mi veniva in mente qualche storia e facevo un commento su qualche bizzaria di nostro figlio, avvenuta in passato. Dopo una risata, ritornavamo al nostro silenzio. Alla fine della serata mi ritrovai a chiedermi se forse, dopo cinque anni e due bimbi, tutto ciò che avevamo in comune fossero i nostri figli.
Ci siamo sposati giovani. Io avevo appena compiuto 20 anni e lui aveva un paio d’anni in più. Eravamo dei bambini ed avremmo avuto i nostri bambini poco dopo. In poco tempo sono cambiate tantissime cose.
Alcuni esperti credono che durante i vent’anni subiamo più cambiamenti di personalità che in qualsiasi altro periodo della vita. A 26 anni, avrei capito che è vero.
Un anno fa, quando è arrivato il secondogenito, io e mio marito eravamo sposati da cinque anni. Entrambi nel bel mezzo di un cambiamento professionale, non eravamo la stesse persone che avevano detto “Lo voglio” davanti all’altare della chiesa della sua infanzia.
È passato poco più di un anno da quell’appuntamento dopo la nascita del bimbo e non è cambiato molto. Abbiamo festeggiato il sesto anniversario questo weekend e mi ritrovo ancora a cercare goffamente degli argomenti di conversazione durante una cena o un lungo tragitto in auto.
A volte temo che il tempo e la maternità mi abbiano resa noiosa. I cambiamenti di personalità saranno stati positivi o mi avranno resa una pessima compagna per le uscite serali?
Ho altri argomenti, oltre a parlare di cambi di pannolino disastrosi o di quella cosa adorabile che il bimbo ha fatto mentre lui era a lavoro?
Non è colpa di nessuno se il nostro matrimonio a volte sembra ridotto solo alle conversazioni sulla cura dei bambini, sulle faccende da sbrigare e sul denaro. Gli ultimi anni sono stati estremamente impegnativi, ma sono stati pieni di eventi felici: i bambini, nuovi lavori tanto desiderati, una nuova casa.
Eppure tutte queste cose monopolizzano il nostro tempo, le nostre energie, la nostra attenzione. Molto spesso il nostro tempo da soli consiste nell’appisolarci sul divano prima di andare a letto presto.
Ecco il punto: non è così male come sembra, i bambini non sono certo una cosa brutta da avere in comune. Abbiamo costruito questa famiglia insieme e, ovviamente, la natura del nostro rapporto era destinata a cambiare dopo l’arrivo dei figli.
È del tutto normale che un matrimonio sia meno eccitante durante queste fasi della vita. Non mi sento insicura della mia relazione. So che mio marito si è impegnato ad amarmi ancora per molto tempo. So che starà dalla mia parte per sempre (anche quando sono troppo stanca per formulare una frase sensata).
E spero che sappia che sento lo stesso per lui. Non ho bisogno che sia sempre divertente o che abbia sempre qualcosa di interessante da dire.
Ma sarei un’ingenua se pensassi che continuare così farà bene al nostro matrimonio. È normale concentrare le nostre esistenze sul ruolo di genitori per un periodo ma, se vogliamo che il nostro matrimonio duri, questo periodo deve essere necessarimente breve.
Per quanto essere genitori sia meraviglioso, non possiamo costruire un matrimonio intorno ai figli. Crescere dei bambini è un duro lavoro.
Abbiamo bisogno di qualcos’altro a cui aggrapparci quando le cose non vanno bene. I bambini crescono, alla fine saremo solo noi due di nuovo e non voglio ritrovarmi a vivere con un estraneo, quando arriverà quel giorno.
È vero che queste sensazioni sono normali. È vero che non è colpa di nessuno se io e mio marito fatichiamo a trovare dei modi per entrare in sintonia, nella nostra nuova vita con i figli. Ma sarà colpa mia se lascerò che le cose restino così.
Ad essere sincera non so come sarà andare avanti, ma sento che è il momento di farlo. Forse è semplice come trovare il tempo per una passeggiata insieme, una o due volta a settimana; semplice come leggere un libro insieme o appuntarmi sul telefono nuovi argomenti di conversazione prima di una serata tutta per noi.
Forse ci vorrà uno sforzo in più. Forse ci ritroveremo da un consulente matrimoniale per la prima volta.
Ad ogni modo, la “nebbia” della fase post-partum svanirà. È giunto il momento di assumermi la responsabilità del mio ruolo in questo matrimonio. È ora che io mi faccia avanti.
Link: www.huffingtonpost.it